Assaporare la Tradizione: Cibo, Identità e Senso di Appartenenza nella Letteratura Migrante
DOI:
https://doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i19-20p155-175Resumo
Come sostiene Vito Teti, il cibo per l’immigrato è una formadi difesa di un’identità culturale e riflette il bisogno di riconoscersi e diaggregarsi. Il bisogno di trovare senso e posto in un nuovo luogo vengonosegnati da un attaccamento ai cibi perduti, con un senso di sacralità che accompagnail pasto. A partire dalla premessa di Teti, verranno presi in considerazionei romanzi Volevo diventare bianca di Nassera Chohra (1993)e Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio di Amara Lakhous(2006) e i racconti Curry di pollo di Laila Wadia; Salsicce di Igiaba Scego e Il cuoco di Arbëria di Carmine Abate. Tali testi impongono uno sguardo determinante sul cibo come un indice culturale che può rappresentare ocostruire l’identità o determinare l’appartenenza ad una certa comunità, così come rifiutare decisamente qualsiasi contaminazione con la cultura della società ospitante o tentativo di assimilazione o, diversamente, offrire un punto di vista fondato sull’ibridismo; inoltre può favorire la formazione di stereotipi. In questo modo vengono definite prospettive diverse di costruzione dell’identità, sintetizzate da Stuart Hall nel binomio traduzione/tradizione.Downloads
Publicado
2010-12-30
Edição
Seção
Artigos
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Como Citar
Horn, V. (2010). Assaporare la Tradizione: Cibo, Identità e Senso di Appartenenza nella Letteratura Migrante. Revista De Italianística, 19-20, 155-175. https://doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i19-20p155-175