"Otto scrittori" di Michele Mari: dai fili dell'immaginazione all'ago della sintassi
DOI:
https://doi.org/10.11606/issn.2238-8281.i45p76-86Parole chiave:
Michele Mari, Infanzia, Memoria, Letteratura ContemporaneaAbstract
Questo articolo intende di presentare alcune caratteristiche singolari della letteratura dell’autore milanese Michele Mari attraverso il racconto tradotto al portoghese Otto scrittori (2019 [1997]) compreso nella raccolta Tu, sanguinosa infanzia (2009). Mari è un autore che, pur dialogando con alcune idee di postmodernità, ne prende le distanze, ricorrendo ad esempio ai classici e agli stili letterari del Settecento e dell’Ottocento. Il suo lavoro riflette lo sperimentalismo delle forme letterarie, passeggiando tra il gotico, fantastico e i libri di avventure. In Mari, l’idea della scrittura è collegata all’infanzia e alle sue perdite, al mondo privato e allo stesso tempo collettivo, al frammento ma anche alle forme narrative più lunghe. Otto scrittori è un racconto in cui si trovano queste caratteristiche menzionate in precedenza e in cui v’è un lavoro intenso col linguaggio e l’intertestualità, riprendendo opere e autori come Poe, Stevenson e Salgari, per citarne alcuni. L’obiettivo di questo articolo è leggere ed analizzare gli elementi letterarie che costituiscono la narrazione marinaresca e fantastica del racconto Otto scrittori, mettendo in evidenza gli aspetti linguistici caratteristici della scrittura di Mari che il filologo Luca Serianni (2021) ha chiamato “iperletterari”.
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